Il Karma
Ogni nostra azione parola pensiero o omissione ha un prezzo, sta a noi pagarlo o riscuoterlo!
Fuori dal tempo e dallo spazio, esiste una parte di noi, integrarne l’esistenza nel nostro quotidiano, significa autorizzarsi, permettersi di evolvere. Non integrarla o peggio rifiutarla, significa in ultima analisi predisporsi a pagare un prezzo molto salato ! Buona lettura.
Aspetti teorici
C’è una legge naturale che spiega le infinite differenze fra il carattere e il destino degli esseri umani: la legge del karma, che regola e collega le cause ai loro effetti.
“Karma” è una parola sanscrita che deriva dalla radice verbale “kri”: fare. La parola “karma” indica perciò le azioni e i loro effetti in questa o altre vite. La legge del karma equilibra l’azione e la reazione, la causa e l’effetto, ed è il principio di causalità che lega le azioni ai loro risultati: la reazione è sempre equivalente all’azione. La legge del karma, legge fisica e mentale, è un corollario della legge che regola l’organizzazione dinamica che mantiene la creazione: chiamata dagli Indù Dharma e nota agli Egizi come Maat. Nella lingua della tribù Lakota la legge del karma viene chiamata okawige.
Uno o più eventi (cause) producono uno o più eventi (effetti) che a loro volta diventano cause, disponendosi in modo ricorsivo in catene circolari o più complesse, che possono prendere l’arco di migliaia di anni. Ogni azione produce risultati, interni ed esterni, che a loro volta diventano cause che si ripercuotono in modo complesso sul mondo esterno per ritornare infine all’agente dell’azione. Il caso è un nome per una legge non riconosciuta: esistono molti piani di causalità e nulla sfugge alla legge del karma.
Secondo il corso di questa legge, ogni essere umano mediante i propri pensieri (azioni mentali), sentimenti (azioni affettive), parole (azioni verbali) e comportamento (azioni fisiche) diviene l’artefice del proprio destino. Le energie, saggiamente o insensatamente messe in moto, ritornano al punto di partenza come un cerchio che inesorabilmente si chiude. Gli effetti delle azioni seguono le anime da un’incarnazione all’altra finché non saranno soddisfatti o trascesi spiritualmente.
L’insieme delle azioni compiute dagli esseri umani nella famiglia, nel gruppo, nella comunità, nella nazione, nella razza e nel mondo in generale costituiscono il karma familiare, di gruppo, di comunità, di razza, nazionale e di massa, una vera e propria coercizione ripetitiva sistemica, che produce effetti circoscritti o estesi secondo le loro caratteristiche qualitative e quantitative. Ciascuno dei livelli citati (individuo, famiglia, comunità, ecc.) è strettamente legato agli altri in forme di organizzazione in cui non esiste una netta delimitazione o interruzione tra loro, ma è presente una compenetrazione di tipo circolare dove le parti dipendono dal tutto, che a sua volta dipende dalle parti in interazione. I pensieri, i sentimenti, le parole e il comportamento di ogni essere umano contribuiscono, perciò, a seminare i risultati che le famiglie, le nazioni e l’umanità dovranno raccogliere.
Aspetti pratici
Gli eventi che la vita ci propone sono sempre opportunità a cui siamo chiamati per compiere una trasformazione personale. La legge del karma, infatti, è una legge di apprendimento e non è da intendersi come punizione o espiazione. La comprensione di questa legge serve a liberare la nostra anima dal risentimento verso Dio, gli altri uomini e noi stessi. Liberarsi dal risentimento significa aprire il nostro cuore all’amore e al perdono: questa è la vera trasformazione a cui siamo chiamati.
Noi apprendiamo attraverso le nostre azioni, sperimentandone le conseguenze formiamo e trasformiamo il nostro carattere. I nostri pensieri, sentimenti, parole e comportamenti “seminano” nell’anima le predisposizioni da cui germoglieranno le nostre abitudini, il nostro carattere e il nostro destino. Questo è il motivo profondo del perché tutte le religioni insegnano la condotta morale. La legge del karma ci spinge ad assumere la responsabilità delle nostre azioni, e a mostrare a noi e a tutti gli esseri compassione e amore. Disse Hillel: “Se non sono per me stesso, chi lo sarà? E se sono solo per me stesso, che cosa sono?”.
Indipendentemente da chi o da che cosa siamo, pur essendo in parte condizionati dalle circostanze create dagli effetti delle azioni che abbiamo compiuto nel passato, mentalmente possiamo fare tutto ciò che vogliamo. Tutte le azioni hanno origine dalla mente nella quale sono racchiuse sia le catene della schiavitù sia le chiavi della liberazione. Servendoci delle opportunità che ci sono offerte in questa e nelle prossime vite, abbiamo sempre e in ogni caso la possibilità di migliorare il nostro destino e quello del mondo in cui viviamo.
La vita ci porta periodicamente ad incontrare gli ostacoli interni che non abbiamo superato. Questo succede restituendoci ciò che abbiamo commesso e attraverso lo scambio dei ruoli: per es. se abbiamo rubato, subiremo un furto simile, poi in futuro ci troveremo in una condizione analoga dove avremo ancora la possibilità di rubare; oppure, siamo stati uccisi da un’autorità, in futuro vestiremo i panni dell’autorità e ci troveremo nella condizione di scegliere se agire allo stesso modo. Lo scambio dei ruoli ci dà la possibilità di comprendere le parti della personalità che impersoniamo nelle relazioni, dal momento che gli altri ci fanno da specchio. Come uomini, partecipi della natura umana, siamo corresponsabili delle azioni altrui, perché anche noi portiamo nel nostro essere invariate e inamovibili le capacità e le inclinazioni al male. Questa comprensione profonda ci umanizza rendendoci clementi rispetto agli errori altrui. Lo scopo di questo psicodramma cosmico è quello di trascendere le identificazioni con parti della personalità, insegnarci ad immedesimarci negli altri, ad aprire il nostro cuore al sentire, alla compassione, all’amore, al perdono e, quindi, contattare il Sé, che è l’Uno in tutti.
Il modo in cui viviamo la vita, attraverso le nostre convinzioni, sentimenti, desideri, motivazioni, intenzioni, decisioni e azioni, innaffia costantemente nella nostra anima i “semi” delle corrispondenti predisposizioni. Quando questi “semi” troveranno il giusto ambiente avranno la possibilità di germogliare e crescere. Continuare a coltivare i medesimi sentimenti, pensieri, desideri e azioni forma e trasforma il nostro carattere. Il nostro carattere è, dunque, l’espressione della storia della nostra anima, del destino che ci siamo autocreati. Analizzando le nostre forti tendenze presenti, possiamo dedurre con sufficiente esattezza quale tipo di vita abbiamo condotto prima.
Il destino che abbiamo costruito può essere paragonato ad una spirale, o meglio ad una combinazione integrata di vari tipi di spirali. Spirali evolutive e involutive, costruttive e distruttive, si costruiscono e si mantengono prendendo il tempo di alcune vite oppure di migliaia di anni. Attraverso una vita e l’altra noi abbiamo contribuito a generare le condizioni, interne ed esterne, affinché determinati avvenimenti possano accadere.
Vediamo ora tre esempi di spirali che possono generarsi nel corso delle rinascite da:
1. Un’azione costruttiva, che procura giovamento e crea benessere (spirale karmica evolutiva).
2. Un’azione distruttiva, che danneggia, lede e crea sofferenza (spirale karmica involutiva).
3. Una spirale karmica involutiva trasformata in modo evolutivo: la trasmutazione alchemica dell’anima.
Questi tre esempi non sono la realtà, ma rappresentano una descrizione intesa a semplificare, a ridurre la complessità degli eventi, per comprendere le evoluzioni e le involuzioni karmiche soggettive. Ogni passaggio schematizza in senso cronologico i punti salienti che determinano il punto successivo. A fianco di ogni avvenimento personale agito e subito sono indicati i contenuti affettivi dell’esperienza (questi sono gli indicatori che consentono di riconoscere quali meccanismi di difesa e parti della personalità entrano in gioco), per comprendere in che modo può avvenire la trasformazione del carattere e della personalità nel corso del tempo. Purtroppo in questa sede non è possibile approfondire adeguatamente la complessità delle dinamiche relazionali che s’instaurano lungo le diverse spirali karmiche. E’ importante tenere presente che sussiste sempre una profonda correlazione dinamica e circolare tra parti interne, ruoli giocati nelle relazioni, qualità delle relazioni, personaggi coinvolti, contesto relazionale ed eventi scatenanti.
Semplificazione di una possibile spirale karmica evolutiva
1. All’inizio è presente un desiderio, una motivazione, un’intenzione, una decisione e una convinzione particolare verso una precisa area della vita.
2. Poi si agisce, in quell’area della vita, una o più azioni che creano giovamento – i contenuti affettivi possono essere vari: l’interesse e la comprensione, oppure la benevolenza, la generosità e l’altruismo, oppure lo spirito di servizio.
3. In seguito si riceve giovamento, in modo simile al precedente – i contenuti affettivi sono: il piacere, la soddisfazione, la gratitudine e l’apertura.
4. A questo punto l’anima sancisce un “patto interiore” costruttivo – i contenuti affettivi sono: una ferma decisione dettata dalla fiducia e dalla benevolenza.
5. Poi si agiscono ulteriori giovamenti – i contenuti affettivi sono: l’interesse, l’altruismo, la benevolenza e l’affettuosità.
6. Dopodiché si alternano giovamenti ricevuti/giovamenti procurati – i contenuti affettivi sono: il progressivo aumento del senso di rispetto, dell’umiltà, della compassione, dell’amore e della pace.
7. Si agisce e si riceve lealtà in quell’area della vita – i contenuti affettivi sono: la fedeltà e la gratitudine.
8. Aumentano il numero d’azioni costruttive in quell’area della vita – i contenuti affettivi sono: il progressivo aumento dell’entusiasmo, della bontà e dell’amore.
9. Vi è poi, verso quell’area della vita, un incremento dell’investimento e del senso di responsabilità – i contenuti affettivi sono: il senso di dignità, la fede, l’entusiasmo, il coraggio, la bontà, l’amore, il senso di purezza e la gioia.
10. Continuiamo poi a ricevere ulteriori giovamenti – i contenuti affettivi sono: il senso di dignità, la gratitudine, l’amore e la gioia.
Semplificazione di una possibile spirale karmica involutiva
1. Inizialmente è presente un desiderio, una motivazione, un’intenzione, una decisione e una convinzione particolare verso una precisa area della vita.
2. In quell’area si agisce uno o più danni – i contenuti affettivi possono essere vari: l’indifferenza affettiva o l’assenza di compassione, oppure l’orgoglio o la presunzione, oppure la volontà di dominare e la sete di potere.
3. In seguito si riceve un danno simile a quello procurato in precedenza – i contenuti affettivi sono: la sofferenza, il senso d’ingiustizia, il senso d’impotenza e la rabbia.
4. A questo punto l’anima sancisce un “patto interiore” distruttivo – i contenuti affettivi sono: una ferma decisione dettata dall’odio e dal risentimento.
5. Si agiscono allora ulteriori danni – i contenuti affettivi sono: il disprezzo, l’odio e il risentimento, che possono essere mascherati dai sensi di colpa.
6. Dopodiché si alternano danni subiti/danni agiti – i contenuti affettivi sono: la sofferenza, l’orgoglio ferito, il vittimismo, il risentimento, l’autocommiserazione e il senso d’umiliazione che si alternano all’odio e al rancore.
7. Si agiscono e si ricevono tradimenti in quell’area della vita – i contenuti affettivi sono: il rancore e il risentimento.
8. Si muove e si riceve criticismo in quell’area della vita – i contenuti affettivi sono: il risentimento e il disprezzo, mentre progressivamente aumenta l’autocommiserazione e il senso di fallimento.
9: 9a. Vi può essere dell’iperprotettività o per contro delle omissioni d’aiuto nei confronti di persone connesse a quell’area vitale – i contenuti affettivi sono: il disprezzo e il risentimento mascherati dall’angoscia.
9b. Vi è poi un progressivo disinvestimento e rifiuto verso quell’area della vita – i contenuti affettivi sono: l’angoscia, il pessimismo, il senso d’indegnità, la vergogna e la depressione.
10. Si continuano a ricevere ulteriori danni – i contenuti affettivi sono: la sofferenza, il senso d’indegnità, l’autodegradazione e a volte il suicidio.
Semplificazione di una possibile spirale karmica involutiva trasformata in modo evolutivo
1. Ad un certo punto della spirale involutiva si riconosce e si ammette la propria impotenza e che la vita non è controllabile, quindi emergono un desiderio, una motivazione, un’intenzione, una decisione e una convinzione di cambiamento verso un’area particolare della vita – i contenuti affettivi sono: la stanchezza della sofferenza, senso d’impotenza, la fiducia in un possibile cambiamento, il progressivo abbandono dell’autocommiserazione, del vittimismo e del senso d’indegnità.
2. Si giunge a credere che qualcuno o qualcosa di più grande possa aiutare, quindi ci si assume la responsabilità di confrontarsi con l’area della vita che si tende ad evitare e ci si affida a qualcuno o a qualcosa di più grande – i contenuti affettivi sono: la fiducia in qualcuno o qualcosa di più grande, l’umiltà e il coraggio di affrontare la paura e la sofferenza, l’affidamento e la resa.
3. Inizia un inventario personale profondo e coraggioso. E’ possibile il confronto con i danni subiti e la propria sofferenza: si abbraccia il dolore e poi lo si lascia andare – i contenuti affettivi sono: la paura, l’angoscia, il coraggio, la sofferenza, il sollievo conseguente il “lasciar andare” il dolore.
4. Quindi il confronto con la propria rabbia: si abbraccia la rabbia e poi la si lascia andare – i contenuti affettivi sono: la paura, l’angoscia, il coraggio, il rancore, l’odio, la rabbia, la pace conseguente il “lasciar andare” la rabbia.
5. Ci si confronta con i propri agiti, quindi si riconosce e si ammette di fronte a se stessi e a qualcun altro la natura esatta dei propri torti – i contenuti affettivi sono: lo sgomento, il senso d’indegnità e di colpa, la vergogna, l’angoscia.
6. Si è completamente pronti ad accettare che qualcuno o qualcosa di più grande possa trasformare il carattere, quindi matura una maggiore responsabilità verso i propri agiti e si chiede che questa trasformazione profonda possa avvenire – i contenuti affettivi sono: l’umiltà, la fede e il coraggio.
7. Si modifica volontariamente il “patto interiore” dell’anima per sancirne uno costruttivo – i contenuti affettivi sono: l’umiltà e il coraggio conseguenti al “lasciar andare” il risentimento, l’apertura del cuore, la gratitudine, la compassione per sé e per gli altri, una decisione dettata dalla fede.
8. Si decide di fare ammenda verso coloro che sono stati lesi e ci si assume, perciò, la piena responsabilità della propria parte di vittima e carnefice – i contenuti affettivi sono: l’umiltà, la fiducia, il senso di dignità, la compassione per sé e per gli altri, l’amore per sé e per gli altri, la pace, il senso di purezza, il perdono di sé.
9. Continua il proprio inventario personale profondo e coraggioso e quando si è in torto lo si ammette immediatamente; cambiano profondamente i desideri, le motivazioni, le intenzioni, le decisioni e le convinzioni verso quell’area della vita, che hanno contribuito a creare la spirale involutiva – i contenuti affettivi sono: l’umiltà, la fede, il coraggio, il perdono degl’altri e la gioia.
10. Sorge il desiderio di migliorare il contatto e la conoscenza della Volontà Superiore, cambiano le relazioni in quell’area della vita, si ottiene un risveglio spirituale e attraverso questo si rende aiuto ad altri – i contenuti affettivi sono: la fede in una Volontà Superiore, il senso di purezza, la bontà, l’amore, la gioia.
La redenzione dell’anima passa attraverso la ricomposizione del bene e del male in noi e la sofferenza della contraddizione. Il conflitto, in tal modo, non viene espulso, né risolto attraverso l’esclusione, ma assunto in toto all’interno della coscienza che, come un vaso alchemico, promuove la reazione tra gli elementi opposti e consente l’emergere della Pietra Filosofale. Redimere il male non significa quindi sconfiggerlo o distruggerlo, ma riconoscerlo e assimilarlo in noi, accettando volontariamente e in piena coscienza, di essere trasformati dall’incontro degli opposti.
La trasformazione di una spirale karmica da involutiva ad evolutiva è un’opera alchemica che può richiedere pochi anni, come tutta una vita o più vite. Per poter essere perdonati bisogna aver sperimentato la caduta, la comprensione pienamente cosciente degli atti compiuti, il sentimento della propria fragilità e il dolore per il male causato. Carl G. Jung scrisse: “Senza peccato non esiste pentimento, e senza pentimento non esiste la grazia redentrice”. L’ostacolo maggiore e più frequente che s’incontra è la ribellione, che nasce dalla paura d’incontrare il proprio dolore, di stare con la propria vulnerabilità, e dall’incapacità di lasciar andare il rancore e il risentimento. Continuare a nutrire le nostre ferite e il rancore attraverso il risentimento, infatti, è uno dei modi involutivi (insieme alla svalutazione, il criticismo, il sarcasmo, il pettegolezzo, la lamentazione, ecc.) che utilizziamo per accrescere la nostra autostima.
La cosa più importante da sapere sulla reincarnazione è che questa vita è una nuova occasione che c’è concessa, per accettare il male e coltivare il bene che abbiamo portato con noi dalle altre vite. Tutte le nostre buone qualità sono un’eredità del passato, ma anche le tendenze involutive, che sembrano sfuggire ad ogni controllo, vengono dal passato. Il risentimento è il collante che tiene assieme tutte le catene del karma, il balsamo per curare questa malattia spirituale è l’amore. Tutto il karma può essere trasformato attraverso un pieno atto d’amore e di perdono, prima di tutto verso noi stessi.
La legge del karma ci insegna che noi siamo i nostri giudici implacabili. Per questo motivo abbiamo così tanto bisogno di essere perdonati; abbiamo bisogno principalmente del nostro perdono. Ma non possiamo semplicemente volerlo, perché è oltre noi stessi, oltre la nostra capacità di controllo, oltre la nostra capacità di farlo accadere. Possiamo solo renderci disponibili ad abbracciare la sofferenza, a lasciar andare il risentimento e a perdonarci.
In quest’incarnazione abbiamo acquisito nuove qualità, ma i tratti salienti del carattere che avevamo nella vita precedente ci hanno accompagnato in quell’attuale. Questo è il motivo perché a volte scopriamo d’essere vittime impotenti di forti avversità. Certo, se non avremo la possibilità o la voglia d’imparare le nostre lezioni in questa vita, avremo sicuramente altre opportunità d’impararle in altre esistenze, ma le lezioni da imparare possono essere molto dure. E’ meglio cercare di superare ora queste avversità, piuttosto che lasciare che esse ci perseguitino anche nella prossima incarnazione. Ogni ostacolo che incontriamo nella nostra vita non è altro che lo specchio di un ostacolo interiore. E’ della massima importanza cercare di comprendere quali sono i nostri ostacoli interni, piuttosto che concentrarci su quelli esterni, perché quest’ultimi si risolveranno di conseguenza se affronteremo in modo responsabile i primi. Gli ostacoli interni sono sempre quelli che ostacolano l’apertura del cuore, che impediscono d’incontrarci col cuore. Questi ostacoli, ed ogni altro aspetto della nostra personalità, non possono essere controllati, sopraffatti e tantomeno eliminati, piuttosto possono essere trasformati attraverso un incontro umile e profondo.
Un modo concreto di utilizzare la saggezza, è quello di individuare gli aspetti oscuri della nostra anima, l’ombra, che abbiamo portato con noi dal passato, per conoscerli, accoglierli, comprenderli e integrarli. Possiamo imparare molto da questa vita, se cerchiamo di sviluppare il cuore, l’umiltà, la saggezza e la coscienza dell’anima. Analizziamoci dunque e impariamo a capire cosa eravamo prima, potremo allora cominciare a rimodellare idealmente la nostra vita.
Quando Pietro chiese a Gesù quante volte doveva perdonare suo fratello, sembrava stesse chiedendo una regola che lo autorizzasse, ad un certo punto, ad uscire elegantemente dalla relazione con lui. Pietro parve sicuro della risposta, infatti anticipò Gesù dicendo: “Fino a sette volte?”. Perdonare per sette volte risultava a Pietro un buon criterio per una persona compassionevole e generosa. Gesù, invece, gli rispose di perdonare suo fratello sempre (‘settanta volte sette’ era un modo di dire dell’epoca, come per noi oggi ‘un milione di volte’). Gesù non razionalizza la compassione, non fa calcoli, non dimostra, non spiega e va oltre la ragione. Questo consiglio, che sembra intransigente, in effetti significa: “Continua sempre a stare in relazione con tuo fratello”. Gesù si rifiuta di misurare la compassione, perché la logica mercantile non si può applicare all’amore. Egli, invece, insegna ad essere misericordiosi come lo è Dio; la parola aramaica (la lingua usata da Gesù) per ‘misericordia’ è rakhme, che significa letteralmente ‘ardore che si espande ed irradia calore’: un caldo amore espansivo. Gesù ci indica come amare, ma non ci obbliga a farlo, perché questa è una nostra libera scelta. La parola aramaica per ‘perdono’ è ashboq, che significa letteralmente ‘riunire verso il centro interno’: un abbraccio inclusivo. In tal modo Gesù c’insegna ad amare e a redimere la nostra anima: “Ama te stesso, perdonati fino a settanta volte sette”.
Il piano divino non prevede esclusioni: come Dio è sempre in relazione con l’uomo, così l’uomo non può che essere sempre in relazione con se stesso e con i suoi simili. Nessuno può essere escluso, rimosso, sostituito o dimenticato. Nel piano divino tutti hanno lo stesso valore e lo stesso diritto di appartenenza. La legge del karma ci spinge, infatti, a confrontarci con noi stessi, con gli altri e con la vita, fino a raggiungere il massimo accordo con l’esistenza e con tutte le nostre relazioni. Non è possibile, infatti, una spiritualità senza relazioni, senza reciprocità. La reciprocità della vita insegna che siamo perdonati solo se siamo aperti a perdonare, ma siamo capaci di perdonare solo nell’essere perdonati; otteniamo solo dando e diamo solo ottenendo. L’esistenza, quindi, non è un gioco dove la sconfitta di uno corrisponde alla vittoria di un altro, ma è un gioco “a somma diversa da zero”, dove si vince tutti o si perde tutti. Tentare di sopraffare gli altri conduce tutti alla sconfitta, perciò il segreto per vincere è vincere insieme. Questo genere di sensibilità estetica, verso tutte le nostre relazioni e la vita stessa, si acquisisce attraverso l’esperienza dell’apertura del cuore.
La comprensione profonda delle spirali karmiche che stiamo vivendo, ossia del nostro tema karmico, porta alla scoperta del mito personale, che non corrisponde alla storia degli eventi, bensì, alla storia simbolica di noi stessi, dove le risorse e gli ostacoli interni ed esterni trovano il loro senso archetipico, attraverso cui si esprime il progetto del Sé. Come uomini partecipiamo, infatti, al destino e al dramma dell’intera umanità e possiamo sentirci come l’anello di una catena infinita nell’opera di redenzione globale del male.
La finalità della legge karmica è di permetterci di realizzare che tutti gli aspetti della vita, tutte le nostre relazioni, noi stessi e tutti coloro che incontriamo, sono diverse manifestazioni del Sé, di Dio. Essere illuminati, infatti, significa sentire e sapere nel nostro cuore che siamo il Sé, significa sentire la nostra onnipresenza e incontrare tutte le nostre relazioni dal piano del cuore. Questo è lo scopo della reincarnazione nell’universo fisico. Raggiunta la realizzazione del Sé l’anima sarà libera dalla reincarnazione forzata nell’universo fisico, allora il suo viaggio potrà continuare su altri piani di realtà.
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