Voglie in gravidanza
Navigando qui e là per internet mi imbatto in queste domande sulle “voglie in gravidanza” e relativa risposta “scientifica” e molto sintetica…
Salve dottoressa
volevo chiederle se è vero che se non si soddisfa una voglia in gravidanza il bambino può venire fuori con delle macchie sul corpo, tipo di fragola o altre cose del genere.
visto che sono una persona golosa vorrei sapere lei che ne pensa a proposito di questo argomento. Grazie
Cara dottoressa, sono una signora incinta al terzo mese e le vorrei rivolgere delle domande. E’ vero che quando una è incinta quello che vede deve assaggiare se no gli può capitare che il bambino abbia una macchia nel posto in cui la mamma si tocca con la mano?Mi hanno detto che se una vede (per esempio) le cotiche di maiale e non le assaggia il bambino può venire fuori con un pezzo di pelle uguale a quella del maiale è possibile?La prego mi risponda perchè questi dubbi mi stanno ossessionando e non ne parlo con la mia ginecologa per paura che mi prenda per pazza.La ringrazio in anticipo
Risposta:
Si chiamano così quegli improvvisi, irresistibili, urgenti desideri di qualche cibo in particolare che rendono nervose, irritabili e capricciose almeno fino alla soddisfazione degli stessi.
A dar retta alle leggende popolari tramandate di bocca in bocca o alle nostre nonne, se questi desideri non vengono soddisfatti in fretta e la futura mamma rimane, appunto, con la ‘voglia’ di qualcosa , il bambino nascerà con quella voglia sottoforma di macchia sulla pelle, macchia che per forma e colore ricorderà il cibo tanto desiderato, si avranno così macchie biancastre se la voglia era di latte o piccole escrescenze scure se la preferenza era per le more. Ovviamente (e meno male…) i medici e la scienza in genere smentiscono tutto ciò; non c’è collegamento tra le macchie cutanee del bambino e i gusti alimentari della mamma.. quelle macchie sono solo ‘angiomi’ e possono presentarsi indipendentemente dall’alimentazione della gestante.Fine.
non riesco a trattenermi dall’esprimere sull’argomento un punto di vista un po’ piu “integrato”,buona lettura…
Una donna gestante,è presa improvvisamente dal desiderio di una data sostanza alimentare o solida o liquida. Essa entra in uno stato ansioso e agitato che si calma quando è appagato il suo desiderio. Ma se in questo stato di sovreccitazione nervosa ,essa si tocca con la punta delle dita in una parte qualsiasi del corpo,il neonato porterà impressi sulla pelle segni e macchie corrispondenti per forma e colore alle sostanze che furono oggetto della voglia,e topograficamente situato nel punto preciso corrispondente a quello toccato dalla madre nel proprio corpo. La mano della madre sarebbe dunque conduttrice di un onda elettromagnetica che attraversando fulmineamente i suoi tessuti andrebbe a scaricarsi,a convibrare ,con un perfetto e omologo parallelismo nel segmento fetale corrispondente. Come un metallo fuso aderisce alla forma che lo contiene in ogni più piccola porzione,cosi il feto aderisce alla madre. I nei non presentano sintomi subiettivi e hanno immutabilità topografica:possono tuttavia crescere o diminuire in rapporto alle stagioni quando rappresentano frutti o simili. Si resta sorpresi dalla precisa coincidenza dei nei con le linee tracciate dall’anatomia di alcune regioni.
Attribuire questi fenomeni alla suggestione,che è una parola come un’altra,non una spiegazione, fa venire in mente l’avvertimento di Mefistofele allo scolaro:”Là dove mancano i concetti metti una parola,con cui ti sarà facile disputare e apparecchiare un sistema”. Si suggestionano anche gli animali?
S.Agostino nel libro decimo della Città di Dio,narra che Giacobbe per variare i parti delle pecore,quando voleva prodotti bianchi metteva nell’abbeveratoio delle pecore gravide bacchette di pioppo sbucciato,e quando voleva prodotti neri metteva bacchette di colore scuro. E anche gli allevatori di cavalli quando vogliono prodotti di manto bianco usano distendere panni bianchi davanti alla femmina in atto di essere fecondata.
Ma non sempre i nei materni si distribuiscono lungo le vie nervose:anzi spesso seguono la disposizione di territori vascolari periglandolari e soprattutto intorno i follicoli dei peli,da qui la frequenza di nei pelosi.
Secondo lo spessore e la qualità dei tessuti interessati possono essere angiomi,fibromi,macrodermie varie e volgersi anche a natura sarcomatosa ed epiteliomatosa. Quindi i nei appaiono come un tratto d’unione fra la voglia materna di natura semplicemente pigmentaria e una neoplasia che si può trasformare in tumore maligno.
La voglia sorge per un eccitazione esterna per mezzo degli organi dei sensi per lo più della vista e dell’odorato.
I casi sono due: o la madre ha veramente desiderio di una certa sostanza,o questa si presenta a lei casualmente facendo nascere la voglia che prima non c’era;in tal caso la madre è passiva non ha la voglia;è la sostanza che si impone a lei,quasi con ripugnanza.
Talvolta il bisogno sorge impellente ed è strano che molte volte sia di cotica di maiale con relativi peli. Meriterebbe questa particolarità un indagine approfondita. Altre volte,la gestante non pensa e desidera nulla;ma se in una gastronomia viene esposto un fegato di maiale sul banco degli alimenti,la gravida lo stampa sull’avanbraccio del neonato con relativi lobi e colorito rosso bruno.Ma se la vetrina di un pasticcere fa mostra di cioccolato e la gravida in atto di meraviglia e di desiderio porta la mano alla faccia,la figlia che nasce porterà sulla regione zigomatica sinistra,una macchia nerastra corrispondente per forma e grandezza al polpastrello del dito medio della madre.
In questi e altri casi si nota sempre la predominanza del colore rosso,vale a dire l’azione di una vibrazione a lunghezza d’onda determinata;e sappiamo,d’altra parte,che piante e animali si sviluppano meglio sotto l’influenza di radiazioni rosse.
Queste pigmentazioni cutanee diventano più appariscenti nelle stagioni corrispondenti alla maturazione dei rispettivi frutti. Esse dunque entrano in risonanza con la natura esteriore sintonizzandosi alla lunghezza d’onda propria del soggetto. Ma in altri casi,la voglia materna si dematerializza ancora per assumere un più profondo significato.
Una contadina gravida è sorpassata per la via Salaria da un pecoraio della campagna romana che porta nel suo carretto latte e ricotta. La buona donna prosegue la strada fino alla lontana chiesa di S. Agostino,inseguita da un disgustoso odore di ricotta. Il figlio che nasce presenta sul dorso un lembo di cute disegnata a cestello di vimini in mezzo alle cui maglie,traspare il bianco della ricotta. In questo caso la madre è stata intermediaria inconscia tra il nascituro e il mondo esterno.
Una signora che trovasi alla sua prima gravidanza(ne seguirono altre sei perfettamente normali) nottetempo è assalita dalla voglia di Cassia,che è una pianta esotica delle indie Orientali. La signora non aveva mai visto quest’albero:né è cosa desiderabile un purgante come è la polpa di Cassia. Il figlio nasce con una bacca di Cassia riprodotta sulla regione perineale. Allora sorge la domanda:la voglia proviene dalla madre o dal figlio?
La risposta diventa meno ardua quando si osserva il modo di comportarsi delle gravidanze gemellari rispetto alle voglie materne. Una contadina nelle vicinanze di Firenze passando dinanzi alla fattoria di un antico castello,sente la voglia di vino e dopo essere stata soddisfatta,sorge una seconda voglia anch’essa appagata con un secondo bicchiere di vino. La donna appena fuori dalla fattoria,percepisce una terza voglia che,per vergogna,non vuole soddisfare e si sforza di tornare a casa dove poco dopo abortisce. Essa aveva tre feti e per ognuno di essi aveva avuto una voglia. E quindi la richiesta non veniva da lei ma dai figli. Soddisfatti due di essi,il terzo essere in formazione aveva in qualche modo sentito la mancanza di questo stimolo(di ordine simbiotico? Non certo di ordine chimico;poiché le linfe materne andavano a tutti e tre i feti) due restarono appagati,il terzo no,perché non ebbe il vino richiesto e provocò l’aborto,si direbbe per via psichica,come per una mancata simmetria dell’edificio in formazione:tre torri sopra una stessa piattaforma.
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