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Diventa sempre più evidente la stretta relazione che sussiste tra bios e psiche,  noi infatti non siamo solo gli“eredi” di un patrimonio genetico, da cui siamo regolati,  ma siamo soggetti attivi,  co-creatori della nostra vita.

Questa non è una fantasiosa teoria frutto di una mente bizzarra, ma è il risultato di anni di studio che hanno dato il via ad una nuova scienza, chiamata epigenetica.
Il padre di questa rivoluzionaria scoperta  è Bruce  H.Lipton, biologo cellulare statunitense, ha insegnato Biologia Cellulare presso la facoltà di Medicina dell’Università del Wisconsin e Standford University. Le sue ricerche hanno creato un nuovo paradigma che nega una programmazione genetica delle nostre caratteristiche e delle malattie da cui siamo colpiti nell’arco della nostra esistenza e afferma che l’ambiente circostante modifica i nostri geni, determinandone cambiamenti anche strutturali.
Nel 1985 Lipton si accorse che le nostre cellule cambiavano attraverso le percezioni che la realtà gli trasmetteva.
Da quel momento elaborò un’ipotesi che poi poté confermare nel 1987, in qualità di membro ricercatore alla Standford University of Medicine,  tale teoria si fondava sul concetto che la membrana cellulare è il “cervello” della cellula e non, come si credeva, il nucleo.
Infatti la funzione del nucleo è quella riproduttiva, mentre la membrana della cellula si interfaccia con l’ambiente scambiando informazioni, una volta ricevuti i messaggi i recettori attivano dei particolari canali proteici, che rendono operanti delle funzioni cellulari ben specifiche.
Lipton sostiene che “la modificazione collettiva di tutte le proteine diventa quella che noi chiamiamo vita. Conseguentemente, ognuno delle duecentomila e più proteine del corpo è, per definizione, il risultato genetico di un segnale proveniente dall’esterno”.
Il corpo quindi crede a tutto ciò che pensiamo, perché le percezioni che provengono dall’esterno sono filtrate dal nostro giudizio, non si può parlare di una realtà oggettiva, ma tutto ciò che percepiamo è sempre soggettivo. Possiamo portare ad esempio due persone che incontrano un cane, per uno l’animale potrebbe essere fonte di stimoli e sensazioni piacevoli, in quanto ha instaurato un buon rapporto con gli animali, per l’altro potrebbe destare emozioni spiacevoli  di paura e di ansia. Quindi, di fronte allo stesso stimolo, noi inviamo al nostro corpo percezioni differenti che vanno a stimolare i  recettori delle nostre cellule.

L’importante scoperta di Lipton ci rivela che non siamo vittime dei nostri geni , quando ci sentiamo delle vittime la nostra capacità di azione sulla realtà si affievolisce notevolmente.
Dobbiamo imparare a cambiare le nostre percezioni in modo da modificare il nostro stato d’animo e e  conseguentemente la chimica corporea.

 

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